L’istituto superiore di sanità fornisce frequentemente i dati relativi alla popolazione colpita da COVID-19 e i livelli di letalità stratificati per età. L’ultimo bollettino risale al 16 Marzo 2020.
Dei 25.058 casi di coronavirus, i pazienti per cui è nota l’età sono pari a 24.879. Di questi, 14.621 sono parte della popolazione maschile di età nota e 9.867 sono parte della popolazione femminile di età nota. In tabella 1 è rappresentata la casistica, i deceduti e i livelli di letalità stratificati per età. La stratificazione per sesso è invece rappresentata in tabella 2 e 3.
La letalità totale risulta essere di 6.8% (CI 95% 6.5%-7.1%). La letalità nella popolazione di sesso maschile è intorno al 8.2% (7.7%, 8.6%) mentre in quella di sesso femminile è del 5% (CI95% 4.6%-5.4%). La differenza di mortalità tra la popolazione di sesso maschile e quella femminile è pari a a 3.2% (CI 95% 2.6%-3.8%) e risulta statisticamente significativa [1].
Analizzando invece il livello di letalità, stratificata per età fino 49 anni il livello di letalità si attesta a valori inferiori al 1%. A partire dai 50 anni sia nella popolazione maschile che quella femminile la letalità cresce fino a raggiungere valori negli ultranovantenni intorno al 28% per la popolazione maschile e circa 18% per la popolazione femminile.
Questi dati confermano quanto già precedentemente evidenziato dai dati provenienti dall´epidemia che ha colpito la Cina. È giusto tuttavia considerare la comorbidità come ulteriore fattore di indagine essenziale. Come descritto nel rapporto presentato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) nel 68,3% dei soggetti deceduti è stata segnalata almeno una comorbidità (patologie cardiovascolari, patologie respiratorie, diabete, deficit immunitari, patologie metaboliche, patologie oncologiche, obesità, patologie renali o altre patologie croniche). Questo aspetto è particolarmente rilevante perché un’ulteriore stratificazione ci permetterebbe di capire nel dettaglio le ragioni di decesso dei singoli pazienti.
Di ulteriore interesse la possibilità di condurre degli studi epidemiologici in cui verificare i possibili livelli di rischio o di protezione in presenza di altre patologie o caratteristiche cliniche del paziente. Un esempio di particolare interesse potrebbe essere l’analisi di di comorbodità COVID-19 e Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). La BPCO è una malattia caratterizzata da una progressiva e non reversibile limitazione di flusso a livello delle vie aree e un alterata risposta infiammatoria a livello polmonare. Diversi sono i fattori che la possono causare: fattori genetici, storia familiare, fattori sociali (esposizioni occupazionali, livello socioeconomico e condizioni abitative) e comportamentali (fumo di sigaretta attivo e passivo, dieta) e ambientali (inquinamento atmosferico, infezioni respiratorie).
La prevalenza di BPCO nel nord di Italia si attesta tra gli 11 e 18.3% e ulteriori studi hanno dimostrato come utilizzando metodi diagnostici gold standard per BPCO, la prevalenza aumenta con l´età, ma anche con l’esposizione ad inquinanti atmosferici. La Pianura Padana, in particolare, è l’area geografica in Italia a più alta concentrazione di inquinanti atmosferici. Sarebbe interessante verificare una ipotetica associazione tra popolazione di pazienti che al momento dell’infezione da COVID-19 erano già diagnosticati BPCO e pazienti che al momento dell’infezione da COVID-19 godevano di un buono stato di salute. Di particolare interesse potrebbe essere anche seguire il decorso di questi pazienti per analizzare lo sviluppo della malattia e livelli di letalità nelle due popolazioni.
In conclusione, l’epidemia da coronavirus sta ponendo importanti e inaspettate sfide per i sistemi sanitari di tutto il mondo. L’impegno nell’identificare e analizzare quali sono i fattori di rischio, cause e conseguenze tra gli aspetti epidemiologici, clinici, sociali, politici ed economici è di fondamentale importanza al fine di identificare tempestivamente le strategie politiche e sociali per prevenire e contrastare l’epidemia attuale e le eventuali future emergenze globali.
Luca Paroni
[1] L’analisi è stata effettuata utilizzando l’analisi di confronto di proporzioni in due popolazioni indipendenti (popolazione maschile e femminile) e considerando come un intervallo di confidenza pari al 95%. Il P-value identificato è pari a < .00001.
Analisi molto interessante, soprattutto in relazione alla presenza di comorbidità specifiche BPCO e a fattori ambientali.
Sarebbe utile capire se vi sia correlazione anche rispetto a specifiche aree e dinamiche geografiche (e.g. l’alta diffusione nelle zone del bresciano / della bergamasca con numeri tuttavia ancora limitati nei singoli comuni, rispetto alla diffusione estrema in comuni specifici come Vo’ Euganeo).