In Burkina Faso, la ricerca condotta dalla Colorado State University ha evidenziato un’incidenza di infezione malarica inferiore del 20% grazie al trattamento di adulti e bambini con l’ivermectina.
“L’ivermectina riduce i nuovi casi di malaria rendendo il sangue di una persona letale per le zanzare che la pungono, riducendo quindi la probabilità di infezione per le altre persone”, ha affermato il Dott. Brian Foy, autore dello studio pubblicato su The Lancet.
La malaria è una malattia infettiva parassitaria, veicolata dalle zanzare del genere Anopheles. La malattia causa circa mezzo milione di morti ogni anno, soprattutto nell’Africa Sub Sahariana.
La ricerca per il controllo della malaria è attiva, ma ad oggi sono sempre più necessari nuovi metodi, al fine di contrastare e curare una delle più grandi sfide per la salute globale.
Lo studio è stato condotto in 18 settimane, con un campione
di 2.700 persone, di cui 590 bambini, provenienti da otto villaggi diversi;
metà del gruppo campione è stata trattato con una dose di ivermectina ogni tre
settimane.
Sono state effettuate regolarmente delle visite mediche per l’individuazione
precoce di segni e sintomi malarici, che hanno evidenziato che nel gruppo
sottoposto al trattamento la media riscontrata è stata di 2 attacchi malarici
per bambino, rispetto alla media di 2.49 nel campione senza trattamento.
Se i risultati delle future ricerche confermeranno la validità dell’assunzione del farmaco, l’ivermectina potrebbe davvero rappresentare una nuova arma contro la diffusione della malaria.
Il professor Chris Drakeley della London School of Hygiene and Tropical Medicine, ha affermato che l’incombente crisi del fenomeno della farmacoresistenza del plasmodium malarico agli odierni farmaci richiede necessariamente la scoperta di nuovi approcci.
B.F.